
Autunno, fuori è già buio, vento, freddo, colori oramai spenti. Per strada il silenzio, le voci dell’estate sono oramai un’eco in lontananza, un ricordo soltanto, un braccialetto verde stretto polso, ricordo dell’accesso al villaggio. Ma del mare mi resta l’odore, il profumo, l’abbronzatura che colora e disegna di scuro lembi della mia pelle. Resto ad ascoltarmi il mare dentro, in silenzio, in questo immenso oceano di solitudine dove viaggio, esploro, ogni angolo ancora sconosciuto, di me. Come fossi la sonda Voyager sparata nell’universo per raggiungere confini inesplorati, misteriosi, totalmente sconosciuti, quel piccolo universo che si dilata dentro di me. Sento il cuore, le pulsazioni che spingono in avanti questo mio motore, sento l’aria rarefatta nelle narici, a volte mi manca il respiro, altre volte sembro sospeso nel vuoto, nel nulla. Sento il calore delle stelle, il freddo dell’universo, percepisco ogni minimo respiro del mio viaggio fatto di un folle attraversamento, da un capo all’altro, da una riva all’altra del mio piccolo oceano. E mentre fuori il vento porta lontano la realtà dai miei occhi, resto coi pensieri appiccicati alla finestra, con il corpo chiuso in un bozzolo come un bruco, e con l’anima che scruta il blu del mare notturno e calmo in cerca di luce, di un faro, di calore, di ricordi lontani che sappiano ricondurmi a casa, all’Amore.
Giuseppe La Mura nov 2022
testo: copyright legge 22 Aprile 1941 n°633
photo: Web
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