Era quasi l’alba, erano stati in giro tutta la notte. A cercar se stessi tra i baci e le carezze, tra le parole e le folli discussioni sull’amore, attraversando le lame degli sguardi della gente. Erano diversi, diversi per gli altri ma non per se stessi. Avevano un Cuore e Vene con le forme più disperate dell’amare, sentivano più di tutti il senso assoluto della solitudine, del silenzio conoscevano le forme dei verbi e dei suoni dell’infinito errare e ascoltavano il rumore delle dissonanze, tra le onde incestuose del mare. Erano diversi e si amavano perchè si erano annusati e riconosciuti tra infinite Anime. I loro sguardi tagliati, appuntiti, come falci di Luna, penetravano e sanguinavano gli umori contrastanti e giudicanti della gente. Lei e Lui o Lui e Lei erano uguali, nei più piccoli particolari. Due creature, due Anime in balia di tempeste e burrasche, due che avevano nei loro corpi le uniche àncore di eterea salvezza, benefica, salvifica, due che vivevano l’amore in simbiosi romantica, senza perdere l’indipendenza, senza legarsi per affondare e annegare tra le banalità degli amori comuni, mortali, fatti da finti ‘per sempre’. Loro si mancavano, di assenze, silenzi, solitudini disperate e profonde come i sette mari. E quando s’incontravano per far l’amore, nei campi nasceva il grano, nei cieli nuove stelle, nelle albe nascevano nuovi Soli più virili e intensi e nelle notti anche la Luna era più rotonda, più sensuale, ancor più Donna. Si nascondeva nel mare per vederli accoppiare e amare nelle loro più segrete intimità, diverse, immense, perchè erano due adorabili creature naturali.
Giuseppe La Mura lug 2016
testo: copyright legge 22 Aprile 1941 n°633
photo: Web
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